Le tredici vite e mezzo del capitano Orso Blu by Moers Walter

Le tredici vite e mezzo del capitano Orso Blu by Moers Walter

autore:Moers, Walter [Moers, Walter]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: ebook
editore: Salani Editore
pubblicato: 2014-11-26T23:00:00+00:00


1 – Yson Bro, l’uomo che la morte non volle

Un giorno Yson Bro decise di morire. Non che fosse stanco di vivere, afflitto da acciacchi o da altri problemi; anzi, era innamorato della vita, giovane, sano e pieno di progetti. Scelse semplicemente di affrontare la morte, in quanto momento più sgradevole dell’esistenza, il più presto possibile per poter poi continuare a vivere senza aver sempre la morte davanti agli occhi. Era convinto che, una volta morto, avrebbe sicuramente ritrovato in qualche modo la strada della vita.

Yson viveva in uno dei villaggi lacustri di Tantacqua, e naturalmente cercò di attaccar briga con le streghe della torba che abitavano nelle paludi e con i loro canti facevano perdere la testa alla vittima, dopodiché l’annegavano tormentosamente nelle acque stagnanti. Yson si fece in effetti incantare dalle loro nenie, marciò deciso nella palude e affondò secondo le previsioni.

Ma non annegò.

Per quanto si sforzasse di lasciar penetrare a catinelle l’acqua marcia delle paludi nei polmoni, non riuscì ad affogare. I polmoni respiravano l’acqua come se fosse aria fresca di mare. Le streghe della torba, sbalordite, ricacciarono Yson nel suo villaggio bersagliandolo con pezzi di torba.

Il secondo tentativo di Yson per morire fu quello di farsi incenerire. Aveva sentito dire dei fuochi infernali di Unpopiuinlà, grosse pozze di fuoco liquido alimentate dall’interno della terra e capaci di fondere perfino pietre e metalli. Yson saltò risolutamente nel più vasto di quei trogoli ardenti.

Ma non bruciò.

Anzi, il fuoco gli sembrò decisamente freddo, vi rabbrividì come in una vasca d’acqua gelata e, invece di ustioni mortali, si beccò un comune raffreddore.

Guarito dall’infreddatura, Yson si mise in marcia alla volta di Marmaglia, località dove le più grandi macine di Zamonia riducevano i raccolti di grano in farina. Ognuno di quei poderosi cilindri sminuzzava a ogni giro il raccolto di cinque campi. Yson si stese sotto una macina per farsi schiacciare.

Ma la macina non lo schiacciò.

Si spezzò invece in mille pezzi che seppellirono completamente Yson, ma nemmeno questo servì ad ammazzarlo, perché dopo pochi minuti riemerse dal pietrisco. Gli abitanti di Marmaglia lo espulsero subito dalla loro città.

Anche gli altri tentativi che intraprese furono degni delle imprese suicide di Balduano, ma nessuno conseguì l’obiettivo desiderato.

Non accorsero in aiuto i sauri di salvataggio: macché, nel suo caso erano del tutto superflui. Yson non poté far altro che constatare ripetutamente e nei modi più diversi di essere invulnerabile. Tuttavia non abbandonò la speranza, e non smise di tentare di crepare nelle maniere più fantasiose e disparate.

Ma non morì.

Un giorno bussarono alla porta di Yson. L’aprì. Fuori c’era la morte. «Stammi a sentire bene, Yson» disse la morte, «tu puoi fare tutto quello che vuoi, ma il momento di morire lo decido io. Non ho niente contro di te personalmente, e che tu preferisca morire oggi piuttosto che fra cinquant’anni mi è di per sé abbastanza indifferente. Ma se permettessi a uno di scegliere quando morire, poi vorrebbero farlo tutti e l’intero sistema andrebbe sottosopra. Tanto varrebbe che appendessi la falce al chiodo. Perciò, tienilo a mente: io sono dove non m’aspetti e mai dove mi cerchi.



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